Review: Vacatello e Taverna, raffinatezza a quattro mani (Il Giornale di Vicenza)

Da Reger a Rachmaninov, con uno o due pianoforti, il duo ha incantato il pubblico del Ridotto

Due pianoforti sono meglio di uno. E quattro mani di due valenti interpreti possono regalare una varietà sonora di incredibile e inusitata bellezza. Se pensiamo al duo a quattro mani nel genere classico la mente va alle sorelle Katia e Marielle Labèque, da decenni le più famose d’Europa. In ambito didattico non si può omettere il “cursus studiorum” dei principianti delle parti ripartite fra maestro e allievo. Ma il percorso nelle sale da concerto difficilmente incontra un programma centrato sul repertorio cameristico a quattro mani. Ancor più per due pianoforti, se non a esclusivo utilizzo di un programma specifico, come ad esempio nella Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini o ne “Le Carnaval des animaux” di Camille Saint-Saens.

Ebbene, al ridotto del Comunale per la Società del Quartetto la formazione a quattro mani ha invece meritato una serata di grande dignità. Non poteva essere altrimenti considerata la bravura degli interpreti, i pianisti Mariangela Vacatello ed Alessandro Taverna. La prima, Vacatello, partenopea con fuoco che a soli 17 anni si aggiudica il Concorso Liszt di Utrecht. il secondo, veneziano, formatosi alla fondazione Santa Cecilia di Portogruaro e poi all’Accademia di Imola e a S. Cecilia e affermatosi al Concorso Leeds. Due sensibilità differenti che insieme si compenetrano e sostengono- no. Il loro sodalizio artistico sa mantenersi in perfetto equilibrio con un’interpretazione sempre lucidissima, timbricamente appropriata e con un fraseggio di significativa pienezza.

L’impaginato è fantasioso e cangiante, equamente ripartito fra le interpretazioni a quattro mani e per due pianoforti. Nel primo caso l’apertura è con il Max Reger della Introduzione e Passacaglia in re minore che rispetto alla versione organistica, più nota, si impone per una definizione sonora quasi toccatistica. A quattro mani è anche lo spazio dedicato a Ligeti, con i cinque pezzi per pianoforte e una stupefacente Sonatina dalle atmosfere magiare scritta negli anni ’50. Di ben altra temperie le partiture di Sergej Rachmaninov. Due pianoforti, venti dita, una sola espressione di fantastico stupore, di magica malinconia, di sensualità e gioia, nelle due Suite, dell’Opera 5 in sol minore e dell’Opera 17 in do maggiore. Le tastiere traghettano le emozioni dalla vivida celebrazione della Pasqua ortodossa al danzante Valzer alla scatenata Tarantella. Sempre in perfetto nitore ed equilibrio. Una interpretazione di spumeggiante brillantezza che culmina con la ripresa della Tarantella come bis e con un singolare altro fuori programma: la danza della fata confetto dallo Schiaccianoci di Cajkovskij nella trascrizione del cipriota Nicolas Economou.

Eva Purelli

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