Due bis e variazioni sul tema. Bella prova della Filarmonica

Teatro Donizetti: Gulda e Reger fuori programma. Apprezzata la direzione di Pier Carlo Orizio, applausi al pianista.

Il più classico dei concerti sinfonici al Teatro Donizetti ha un’appendice abbastanza fuori dagli schemi. Prima il percussivo «Play Piano Play» di Friedrich Gulda, molto jazz per altro; poi la fuga finale delle Variazioni su Telemann di Max Reger, omaggio implicito al centenario della morte del grande compositore tardoromantico. Tutto sommato, oltre che un meritato teatro con applausi per il pianista veneziano Alessandro Taverna, le proposte fuoriprogramma sono state una sorta di esplicitazione delle illustrazioni fornite poco prima da Francesco Micheli, direttore artistico, a studenti e professori coinvolti nelle iniziative della Fondazione Donizetti. «Il concerto è qualcosa di unico, sono parole senza sillabe. Quelli di Mozart e di Mendelssohn sembrano motivi scritti da bambini», ha detto Micheli.
Anche l’intreccio tra lirica e sinfonica, sperimentato dalla Fondazione Donizetti già lo scorso anno con l’Orchestra del Comunale di Bologna diretta da Michele Mariotti, mostra il senso teatrale contenuto nelle proposte. Che sono le stesse di Donizetti: «Indagare l’uomo, interrogarlo».
Sul palcoscenico l’Orchestra Filarmonica del Festival Pianistico di Bergamo e Brescia, guidata dal suo fondatore Pier Carlo Orizio, ha mostrato buone carte e si è proposta come interessante giovane realtà. Orizio ha dato il via con una lettura brillante ma equilibrata della celebre Ouverture «Le Ebridi» op. 26, alternando con buon equilibrio elementi lirici e trasparenza degli impasti sonori. Nel Concerto Kv 467 di Mozart, Alessandro Taverna ha tessuto trame inclini a una certa introversione crepuscolare, sia pur in un quadro apollineo. Spie esplicite sono state le cadenze scelte, dal tratto molto personale e un poco sovraccariche, nonché certe leggerezze di colori ben oltre la clarté illuministica che di consuetudine si attribuisce al genio salisburghese. La sua curiosità intellettuale, contraccambiata da calorosi applausi della platea, ha trovato conferma nei due bis di cui si è detto sopra.
Nella seconda parte l’orchestra, con organico ampliato, ha dato una bella prova nella Sinfonica op. 56 «Scozzese» ancora di Mendelssohn, belle soluzioni, in linea con la classicità del geniale stile musicale dell’amburghese.

Bernardino Zappa
(L’Eco di Bergamo)

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