L’atteso concerto al Palazzo De Rossi. «Con questa sonata si esprime un dolore fortissimo e insieme la speranza
Ha esordito con Chopin, vincendo nel 2009 il Concorso internazionale di Leeds, e con Chopin torna a Pistoia, a distanza di un anno e mezzo dal concerto che lo vide protagonista al Teatro Manzoni, insieme alle prime parti dell’Orchestra Leonore, dell’esecuzione della versione cameristica dei Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven.
Alessandro Taverna sarà domani sera, a Palazzo de’ Rossi (ore 18), per il quinto concerto della 60ª Stagione pistoiese di Musica da Camera. Il pianista veneziano si è formato presso la Fondazione S. Cecilia di Portogruaro e si è perfezionato con Piero Rattalino, completando la sua formazione artistica all’Accademia pianistica di Imola. Artista di grande creatività musicale, è considerato da molti l’erede naturale di Arturo Benedetti Michelangeli. Ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo, dal Teatro alla Scala al San Carlo di Napoli, dal Musikverein di Vienna, alla Konzerthaus di Berlino, collaborando con prestigiose orchestre e grandissimi direttori, come Lorin Maazel, Riccardo Chailly, Daniel Harding. Ha ricevuto al Quirinale da Giorgio Napolitano il Premio Presidente della Repubblica 2012.
«L’esperienza pistoiese dell’agosto 2020 – racconta Taverna – è stata importantissima: è stato il primo approccio con il pubblico dopo la fase iniziale della pandemia, in una situazione di estrema precarietà e completamente nuova. Noi musicisti abbiamo vissuto in una sorta di limbo per molti mesi. Rompere il ghiaccio, ritrovare un pubblico caloroso e accogliente e vivere una nuova esperienza con gli straordinari musicisti dell’Orchestra Leonore è stato un grande sollievo. Ha significato ritrovare degli amici veri, primo fra tutti il direttore artistico Daniele Giorgi».
Il programma del concerto comprende la Sonata n. 2 op. 35 e l’Andante spianato e grande polacca brillante op. 22 di Chopin, insieme alle Études-ta-bleaux op. 39 di Sergej Rachmaninov. «Affrontare la seconda sonata di Chopin – spiega Taverna – significa confrontarsi con un paradigma, una pietra miliare del repertorio pianistico in un frangente storico particolarmente difficile a causa della pandemia e della guerra in corso. Questa è una sonata che esprime la grande sofferenza di un’anima che vuole ribellarsi e lo fa attraverso il contrasto, netto, tra il tema d’esordio e quello della Marcia funebre, espressione di un dolore fortissimo, e tutti i secondi temi che sono autentici canti di pace, vere oasi liriche che fanno da contraltare ad un’atmosfera drammatica. E’ una sonata di ossimori, che rappresenta alla perfezione il momento che stiamo vivendo e che vuole indurre alla speranza».
Il repertorio di Taverna è vastissimo, e spazia dai classici ai grandi del jazz, del blues e del rock. «Interpretare Keith Emerson e Frank Zappa significa non porre preclusioni sulle mie scelte», spiega.
Chiara Caselli
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