L’Invito: Luisi e Taverna per uno splendido concerto (Review)

Applausi interminabili hanno salutato, ieri sera, la fine del concerto inaugurale della stagione sinfonica, al Carlo Felice. Una splendida serata per il programma e per la qualità esecutiva.

Se per il cartellone lirico la scelta del titolo d’apertura era caduta su un’opera seicentesca, per la sinfonica si è puntato sul Novecento e in particolare su due partiture lontane fra loro, espressione di due atteggiamenti stilistici ed espressivi del tutto diversi. Del resto, si sa, il fascino del Novecento sta proprio nella sua notevole eterogeneità di contenuti e di forme.

Britten, dunque, in apertura con il Concerto per pianoforte e orchestra op. 13 che il compositore inglese eseguì per la prima volta nel 1938 e lo riprese qualche anno dopo sostituendo uno dei movimenti. Partitura straordinaria, in linea, con l’intera produzione di Britten, nella quale è difficile trovare qualcosa di poco interessante. Qui l’autore conferma la sua attenzione nei confronti della tradizione senza con questo trasformarsi in un semplice “passatista”, al contrario vivificandola con una estrema ricchezza nel trattamento armonico e con una sostanziale rivisitazione di stampo neoclassico di moduli di un tempo, dalla Toccata iniziale al Waltz collocato nel secondo movimento, dall’ispirato Impromptu alla gioiosa e travolgente March finale.

Orchestrazione ineccepibile e scrittura pianistica davvero impervia, a cominciare dal forsennato attacco del primo tempo.

Per l’esecuzione il Carlo Felice si è affidato a una bacchetta di prestigio qual è quella di Fabio Luisi (in realtà presentatosi senza bacchetta) e a un pianista giovane di incredibile talento qual è Alessandro Taverna.

Tecnica ineccepibile, controllo del suono assoluto, Taverna ha risolto la parte con maestria offrendo una vasta gamma di sonorità e facendosi apprezzare per un tocco deciso ma morbido, emerso anche nel raffinato bis, “Il cigno” dal “Carnevale degli animali” di Saint Saens in una trascrizione per sola tastiera.

Luisi lo conosciamo bene. E’ un direttore straordinario per capacità di preparazione e per controllo dello strumentale. Con lui l’Orchestra genovese dà sempre il massimo e dimostra appieno il suo valore. Una esecuzione eccellente, ben amalgamata con il solista.

E poi, in conclusione, quel gioiello  di Verklarte nacht per orchestra che Schoenberg scrisse nella fase in cui ancora legato al tardoromanticismo se ne stava staccando per imboccare la strada dell’espressionismo che l’avrebbe portato alla “sospensione tonale” (alla atonalità, termine, tuttavia, da lui sempre negato) . Qui si respira ancora tanto Wagner, ma non si possono dimenticare neppure i due miti del giovane Arnold, Mahler (cui avrebbe dedicato nel 1911 il suo Manuale d’armonia) e Brahms per cui scrisse un fondamentale articolo (“Brahms il progressivo”) in cui lo indicò come uno dei padri della musica moderna, smentendo l’austero critico Hanslick che nel suo furore antiwagneriano lo aveva eletto a paladino della classicità facendolo passare per un conservatore.

Schoenberg mostra una sensibilità, una eleganza, una capacità di trattare gli archi che fanno di questa partitura un autentico capolavoro. Magistrale l’interpretazione di Luisi e ben meritati i citati applausi finali.

Roberto Iovino

https://www.linvito.net/2020/10/05/luisi-e-taverna-per-uno-splendido-concerto/?fbclid=IwAR0DNZPQfnBnSvpKcmp-oGTDrok6If3OFVLSpoUzVDVNheERUOlkIOAGW5U

Share:

Leave a Reply