“La Camera delle Meraviglie”, così si è intitolato il concerto svoltosi mercoledì 21 luglio all’interno della programmazione di Ala Città della Musica 2021. La location scelta è uno dei luoghi storici più significativi della città, Palazzo Pizzini, una vera meraviglia. Il salone superiore, affrescato da Antonio Gresta e contornato da ricercate balaustre, è noto per aver accolto un’esibizione del giovane Wolfgang Amadeus Mozart nel 1771. Ad esibirsi durante la serata del 21 luglio è stato il Quartetto Amati, composto da Alberto Martini e Vincenzo Quaranta al violino, Flavio Ghilardi alla viola e Zoltan Szabo al violoncello, con il pianista Alessandro Taverna.Lo storico quartetto, tutto italiano, ha aperto il concerto con l’esecuzione del Quartetto per archi n. 63 in re maggiore “Lerchen” (L’allodola), op. 64 n. 5, Hob:III:63 di Joseph Haydn. Il carattere musicale chiaro e non complesso di questa composizione la rende di facile ascolto. Haydn infatti, aveva ricevuto alcune critiche sui suoi precedenti Quartetti Op.50 che erano stati ritenuti troppo complicati e di difficile esecuzione. Nei suoi lavori successivi, come nel Quartetto n.63, intraprende dunque una scrittura più semplice ed intuitiva che, nonostante un linguaggio musicale più immediato, regala pagine estremamente godibili. Protagonista indiscusso dell’esecuzione è il primo violino che in tutti i movimenti del Quartetto n.63 (Allegro moderato, Adagio, Menuet. Allegretto e Trio, Finale. Vivace) decanta i temi con particolare lirismo.
L’interpretazione del Quartetto Amati non manca di intensità. Il suono pungente del primo violino affidato ad Alberto Martini emerge con equilibrio, guidando gli altri componenti con chiarezza ritmica ed interpretativa. La timidezza dei toni più gravi del violoncello formano un suono cameristico poco pieno ma decisamente bilanciato da un’impeccabile intonazione complessiva. Dopo un Minuetto dal carattere popolaresco, quasi grezzo, il Finale viene affrontato dal complesso con virtuosismo e brillantezza.Per l’esecuzione del Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34 di Johannes Brahms entra in scena il giovane pianista Alessandro Taverna. Affermatosi nei più importanti concorsi pianistici internazionali tra i quali il Piano-e-Competition (Stati Uniti), i concorsi di Londra, di Leeds, di Hamamatsu (Giappone), il Concorso Busoni di Bolzano, il Premio “Arturo Benedetti Michelangeli”, Taverna è ormai un nome noto del pianismo italiano. Il Quintetto per archi e pianoforte è un’opera dalla genesi travagliatissima, della quale rimangono numerose testimonianze nelle lettere scambiate da Brahms con stimati amici. Unico brano ed essere stato composto da Brahms per questa formazione, viene ultimato nel 1864 dopo quattro anni di ripensamenti. Il compositore rielabora infatti questa composizione molte volte, anche a seguito dei pareri ricevuti da amici e musicisti a lui vicini tra i quali la pianista Clara Wieck, conosciuta come Clara Schumann (moglie del compositore Robert Schumann). Clara aveva difatti notato uno squilibrio tra la ricchezza del materiale musicale e la realizzazione per l’organico prescelto, osservazione che porterà Brahms a rielaborare il materiale tematico per due pianoforti sotto forma di Sonata. Solo in una tranquilla estate a Baden-Baden riprende e conclude il Quintetto per archi e pianoforteop.34 con l’organico della sua idea iniziale.In quest’opera riserva al suo amato pianoforte un ruolo di primaria importanza, dandogli un rilievo solistico e assegnando agli archi il compito di trasmettere, grazie a un’infinita serie di giochi e rimandi timbrici, il suono di una piccola orchestra.
A partire dalle prime note dell’Allegro non troppo, passando per l’Andante, un poco Adagio, lo Scherzo. Allegro e Trio e arrivando al Finale. Poco sostenuto. Allegro non troppo l’ascoltatore viene immerso in un’atmosfera magica, ricca di suggestioni.Alessandro Taverna affronta con professionalità magistrale la partitura, interpretando ogni nota con il giusto impeto. Il pianoforte solo parzialmente aperto, non permette la pienezza di suono e armonici che avrebbero reso alcuni momenti più maestosi ma la sintonia tra gli archi ed il pianoforte risalta la scrittura, colma di apici gloriosi.La cornice del salone di Palazzo Pizzini enfatizza l’incantesimo che contraddistingue le composizioni cameristiche brahmsiane, regalando al pubblico una serata meravigliosa.
Monica Maranelli
https://www.artesnews.it/temi/musica/ad-ala-tn-il-pianoforte-di-alessandro-taverna-in-assieme-con-il-quartetto-amati/?fbclid=IwAR311gPWU1BwRoeD7O8A_XJru7mTg_4qvWqDul0ZGiF1iKh9z494_I9REIo
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