Tre anni dopo il precedente concerto (dirigeva allora Antonio Pappano) ritorna sulle rive del Lago di Massaciuccoli l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Sul podio è stavolta Gianandrea Noseda, che all’inizio di serata è stato anche gratificato del 54° Premio Puccini durante una breve cerimonia alla presenza delle autorità.
Si è trattato di una serata finalmente normale dopo le polemiche pucciniane degli ultimi giorni (una serata molto umida ma senza le zanzare che in anni anche recenti massacravano gli spettatori), con quella iniziale Burlesca che sembrava un involontario aggancio, almeno nel titolo, alle recenti vicende torrelaghesi (ma il programma era stato annunciato assai prima dei noti eventi).
Inutile negare che il programma fosse molto rischioso per un concerto all’aperto visto il carattere dei brani, inoltre la sistemazione del palcoscenico era abbastanza opinabile, con la parete di fondo del palco aperta sul lago e che, invece di riflettere il suono e restituirlo in direzione della platea, ne disperdeva buona parte. Ragion per cui il palcoscenico era occupato da uno stuolo di microfoni la cui presenza avrebbe dovuto supplire alle piuttosto infelici condizioni logistiche. Dal nostro punto di ascolto (piuttosto vicino e centrale) quello che arrivava era abbastanza equilibrato, mentre si sono avute lamentele da parte di spettatori più laterali, per cui avvertiamo che queste note sono state scritte dopo un ascolto tutto sommato abbastanza ottimale. D’altra parte ci rendiamo conto che per manifestazioni come un concerto sinfonico davanti ad una grande platea che potrebbe contenere 3000 posti a sedere, si deve venire ad un compromesso tra ciò che si può e ciò che si vorrebbe fare.
Il limpido pianismo di Alessandro Taverna si manifesta con dovizia di risultati nel Concerto per pianoforte n. 2 di Sergej Rachmaninov, pagina matura e molto nota anche al grande pubblico per il suo uso che se ne è fatto in ambito cinematografico, composta negli anni 1900-1901 e che ebbe la sua prima esecuzione a Mosca nel 1901. Dopo un inizio nel quale solista e direttore sembrano voler prender confidenza l’uno dell’altro e “calibrarsi” a vicenda soprattutto in relazione alla location, il lirismo e l’intensità espressiva di Taverna vengono fuori ottimamente nei passi di maggior cantabilità, come nell’intensa esecuzione del secondo tempo Adagio sostenuto: qui i rapporti con l’orchestra paiono assestarsi in maniera più convincente e sembrano quasi esaltare il tocco vario, nitido e luminoso del pianista. Taverna tende a liricizzare ogniqualvolta la pagina musicale gliene offra l’occasione, anche con rallentando d’effetto ma senza perdere mai di vista l’impianto generale della composizione, mentre affronta i grandi e travolgenti virtuosismi richiesti con sicurezza e apparente souplesse. La pagina di Rachmaninov è indubbiamente di grande ed immediato effetto, e c’è solo da immaginarsi cosa sarebbe venuto fuori con questi esecutori in una performance al chiuso di una sala da concerto.
Nella seconda parte della serata l’affascinante Shéhérazade di Nicolaj Rimskij-Korsakov con le sue finezze strumentali e la sua lussureggiante scrittura (episodi timbricamente più raffinati si alternano ad altri più sbalzati ove la fantasia dell’autore si scatena nel delineare questo autentico “poema sinfonico”, con la sua trama sotterranea ispirata all’Oriente) riceve da Gianadrea Noseda una lettura che giocoforza deve tener conto delle caratteristiche (e dei limiti) della sistemazione torrelaghese. Le sfumature e l’opulenza dei colori esotici vengono un po’ appiattite dalla resa microfonica, ma non tanto da inficiare la resa globale: anzi si sono potute apprezzare a pieno le doti dell’ottima Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, compagine di assoluta eccellenza, con le sue bravissime prime parti (una lode particolare va al primo violino Carlo Maria Parazzoli, strumento che in Shéhérazade ha una importante e difficile ruolo).
La serata si era aperta con l’esecuzione della pagina respighiana cui abbiamo accennato, apparsa un po’ piatta forse (essendo in apertura di serata) per la scarsa abitudine del pubblico all’ascolto, problema che si attenuerà nel corso della serata, quando gli ascoltatori faranno l’orecchio in modo da gustare le esecuzioni in maniera accettabile.
Il pubblico era piuttosto scarso (c’è stato anche qualche applauso intempestivo) ma ha risposto con calore ottenendo anche un bis dal pianista ed uno dall’orchestra: d’altra parte non si può pretendere di riempire un teatro così grande con un programma abbastanza raffinato e senza grossi nomi conosciutissimi dal grande pubblico (sia detto col massimo rispetto per gli esecutori di questa serata). Da tener conto anche che il Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago è nato per la lirica e solo eccezionalmente ha ospitato concerti sinfonici.
Fabio Bardelli
La recensione si riferisce al concerto del 20 luglio 2023.
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